Le ville di Carlo Angelo Ceresa

Bardonecchia

Architettura alpina

Il 27 Marzo 1907 a Torino, si costituisce ufficialmente la Società Immobiliare Bardonecchia, su iniziativa dell’ingegnere Mario Capuccio. Gli obiettivi di tale società comprendono in primo luogo la bonifica dei terreni alluvionati nel 1863 della zona a ponente del borgo vecchio, la regimazione del torrente Rho, la costruzione dell’acquedotto, l’erogazione di acqua potabile allora ancora mancante, l’urbanizzazione e la progettazione di un quartiere giardino fruibile quasi come un parco, con palazzine e ville “per scopo di campagna signorile” come indica Ceresa in una pubblicazione dell’epoca, intorno a un fulcro centrale: un grandioso salone per spettacoli e divertimenti.

«Il “villino” come la “palazzina” nascono, pare, per soddisfare nuove esigenze economiche e culturali e costituiscono forme che si potrebbero definire come prodotti tipici di una classe sociale». Anche in montagna l’architettura ripropone l’immagine di un modello sociale che si riflette sui caratteri formali delle opere edilizie. I caratteri distributivi di tutte le ville sono molto simili: al piano interrato cantina e legnaia, al piano terreno sono previsti il salotto e la sala da pranzo, le cucine invece, provviste di un ingresso laterale di solito sono a una quota inferiore pari a circa ottanta cm. e sono affiancate o presentano un mezzanino per la stireria o camera per la servitù. Al piano superiore due o tre camere da letto e, immancabile, la camera nella torretta, sempre servita da una piccola scala in legno.
Particolare respiro viene attribuito alla scala principale che spesso è ben orientata sia per dar luce al vestibolo dell’ingresso padronale, sia per sottolineare lo “status” dei proprietari; i servizi erano presenti al piano terreno e al primo piano; il sistema di riscaldamento era ad aria calda con caldaia a legna e poco più tardi a carbone.
Gli stili e i decori delle ville sono abbastanza diversi sia perché espressione di quel particolare periodo storico, testimoni di uno spirito eclettico, sia per esigenze del committente, mentre si può osservare che nelle ville progettate per sé e nel Kursaal la predilezione del Ceresa è per il gusto della “secessione viennese” sia nei volumi che nei decori.
Ceresa progetta due ville S.I.B (oggi demolite), villa Ceresa (vecchia), villa Conte, villa Devalle e infine villa Ceresa (nuova). Le prime ad essere costruite sono le ville S.I.B. (dette anche II e III o ville Cappuccio)  che, per esigenze di profitto, vengono progettate e costruite in tempi molto ridotti nei mesi estivi: i lavori iniziano nel 1905 e finiscono il primo di agosto del 1907.
La palazzina Ceresa del 1909, dai volumi articolati ma composti, si distingue per le decorazioni che sono eseguite in calce bianca e polvere di marmo lisciata col rovescio della  cazzuola lavorata in affresco a grafito.
A seguire Villa G.B. Devalle (l’attuale Villa Amalia) che si distacca dalle precedenti per lo stile dell’apparato decorativo, più consono forse alle esigenze della committenza, iniziata nel 1912 e terminata nel 1914, ancora oggi mantenuta come nel progetto originale sia per quanto riguarda la fabbrica sia per il parco.
Particolare attenzione fu dedicata alla Villa Sig. Cav. Ettore Conte nel 1911 che, comprensiva di garage e alloggio chauffeur, rispecchia l’ambiente frequentato dalla Bardonecchia di quegli anni (ora demolita).
Villa Ceresa nuova (1920-1923, ora demolita) è interessante perché la struttura era in cemento armato (tetto compreso) e le decorazioni erano ridotte solo alle cornici delle finestre con un primo esempio di calcestruzzo faccia-vista; questa fu l’ultima opera di Ceresa: durante l’estate del 1923 infatti l’ingegnere morì improvvisamente e i lavori furono ultimati sotto la direzione della moglie Eudosia Darbesio Ceresa.

Franca Ceresa

Bibliografia:
Alpi da scoprire
Arte, Paesaggio, Architettura per progettare il futuro
A cura di: De Rossi, Giuseppe Sergi, Andrea Zonato
Edizioni del Graffio

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