Chiesa parrocchiale di Santo Stefano

Novalesa

Arte sacra Parrocchiali storiche

Situata nel cuore del borgo di Novalesa, le prime notizie relative a essa risalgono al XIII secolo, epoca in cui è registrata come dipendenza dalla vicina abbazia dei SS. Pietro e Andrea e officiata dai monaci stessi.
Sul sedime del primitivo edificio venne edificato, nel 1684, quello attuale, come testimonia la data dipinta in facciata. Dell’antico edificio si conserva, seppur modificato nella parte terminale, il campanile e parte della muratura della fiancata orientale. Il fronte principale della chiesa, con profilo a capanna, si affaccia sulla stretta via Maestra ed è caratterizzato dalla presenza di lesene e da due orologi, di cui uno è realizzato a trompe l’oeil. Sulla fiancata orientale compaiono, sovrapposti, resti di decorazioni ad affresco databili al XV e al XVII secolo. La parete settentrionale dell’adiacente cappella del SS. Sacramento ospita invece un ciclo affrescato raffigurante i Vizi, Virtù e pene infernali, opera del maestro Joffrey del 1714 nel quale l’autore utilizza modelli iconografici ancora tardo medievali. Al suo interno l’edificio si sviluppa secondo un impianto ad aula unica con volte a botte e altari laterali, conclusa da un’abside poligonale. Una serie di lesene disegnano tre campate e separano la navata dall’area presbiteriale. La chiesa conserva numerose testimonianze d’arte che la rendono uno dei più significativi monumenti ecclesiastici della Valle. L’area absidale ospita il retable ligneo, tardo seicentesca di maestranze lombardo-piemontesi, all’interno del quale si colloca il raffinato dipinto raffigurante il Martirio di santo Stefano attribuibile al pittore di Cherasco Sebastiano Taricco. Sulla struttura campeggia lo stemma di Giovanni Battista de Castello di Caraglio, abate commendatario dell’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea dal 1685 al 1728. Sempre nell’area presbiteriale si conserva uno dei manufatti più antichi custoditi nella parrocchiale, l’urna reliquiario di S. Eldrado. Si tratta di un capolavoro di oreficeria attribuito a un argentiere mosano-renano, databile al XII secolo e assimilabile a manufatti di analoga provenienza conservati nel tesoro dell’abbazia di S. Maurice d’Agaune, in Svizzera. Su di esso sono visibili la Vergine, gli apostoli e, sui lati minori, S. Eldrado e S. Pietro. La navata è dominata, in alto, dal Cristo crocifisso, di fattura tardo quattrocentesca
e assimilato ad esempi analoghi presenti a Susa (battistero) e Venaus. Sempre nella navata è visibile, al di sopra dell’altare laterale destro, il raffinato polittico di fine Quattrocento attribuito al tolosano Antoine de Lonhy (documentato ad Avigliana nel 1462), raffigurante in basso la Natività con i SS. Arnulfo ed Eldrado che presenta il committente, identificato con un esponente della famiglia Provana e, in alto, la Resurrezione con i SS. Pietro e Paolo. Nella chiesa si conservano inoltre cinque dipinti donati nel 1805 da Napoleone Bonaparte al priore dell’Ospizio del Moncenisio, dom Gabet, successivamente traslati all’abbazia di Novalesa e quindi presso la parrocchiale. A sinistra, adiacente al presbiterio, è visibile la Deposizione attribuita alla bottega cremonese di Giulio Campi; sempre a sinistra, nell’area presbiteriale, si conserva l’Adorazione dei Magi, copia di scuola del Rubens prodotta in ambito tedesco; in corrispondenza di quest’ultima, a destra, è presente l’Adorazione dei pastori di François Lemoyne (1721); sulla parete destra della navata sono infine visibili la Crocifissione di san Pietro, copia antica dell’originale caravaggesco del 1601, e la Deposizione di Cristo dalla croce, replica da un originale di Dirck van Baburen.

  Via Maestra, 19c, 10050 Novalesa
tel: 0122 622640
museo@centroculturalediocesano.it

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